La sostanza psicologica della Coscienza nasce e si sviluppa intorno a un flusso emozionale. Le emozioni si originano da reazioni fisiologiche dell'organismo che giungono al pensiero per essere interpretate e utilizzate come bussola d'orientamento nella realtà. I sentimenti, ovvero le fisiologie emotive cui abbiamo attribuito un significato, sono il più arcaico e potente strumento motivazionale che possediamo, che ci spinge ad agire e fornire di verso e l'orientamento le scelte che operiamo, in campo relazionale e operazionale.
Nell'antichità, la determinante e il significato delle emozioni umane erano attribuiti a cause divine e/o soprannaturali oppure, come nei rudimentali tentativi della disciplina medica di spiegare le “passioni”, veniva dedotta a partire dai quattro umori elementari del corpo che si riteneva dessero forma agli stati d'animo e alla personalità.
E' di Charles Darwin la prima formulazione organica di una teoria empirica delle emozioni che dichiara la funzione evolutiva e adattiva del fenomeno. L'orientamento emotivo aiuta la specie a sopravvivere, provocando avversione e motivazione alla fuga per ciò che può rappresentare un pericolo e favorendo il contatto e l'esplorazione di ciò che costituisce un vantaggio o un'opportunità ipotetica di qualche genere.
E' stata la Psicanalisi che ha formalizzato il primo statuto empirico di una certa rilevanza circa i fenomeni emotivi. Le emozioni sono state intese come stati di coscienza affettivi che è possibile reprimere o scindere dalla propria consapevolezza vigile. Negarsi un'emozione o uno stato emotivo è possibile, coscientemente, è la normalità nelle nevrosi, nei meccanismi di difesa psicologica e generalmente negli stati di disagio. In questo modo, spesso e tuttavia, ci si predispone a creare un surplus energetico che può manifestarsi nuovamente sotto forma di sintomi, lapsus, mancanze, tonalità depressive o ansiose.
Le emozioni negative o quelle represse che orbitano intorno alla coscienza, senza trovare un canale espressivo per scaricarsi, si associano a immagini e pensieri ricorsivi che le cristallizzano nel tempo secondo schemi tipici, e per questo possono essere considerate come veri e propri “programmi virus” di disturbo.
Il senso che attribuiamo a un'emozione cambia l'esperienza che ne facciamo, il Tempo e la Cultura in cui ci formiamo umanamente plasma le nostre distinzioni fisiologiche e le attribuzioni di significato conseguenti. E' il caso di alcune popolazioni aborigene dell'Australia, il cui vocabolario comprende quindici diverse sfumature del sentimento della paura. In generale, ogni lingua parlata ospita un certo tipo di termini difficilmente traducibili che segnalano sfumature percettive ed emotive rilevanti nella cultura e nell'ambiente fisico del luogo di provenienza.
In un quadro del genere risulta evidente come, più che perseguire il sogno di Ekman e degli empiristi delle emozioni di formulare un numero base di “emozioni fondamentali” nella natura umana (la lista di solito comprende: il disgusto, la paura, la sorpresa, la rabbia, la felicità e la tristezza), più utilmente occorre accettare la complessità e la natura sfumata, poliforme dei fatti emotivi calandosi nella ragnatela di percezioni parziali, rimandi, fantasie e mascheramenti che agiamo nei costrutti dei sentimenti.
Per gran parte del tempo speso, trasversalmente al lavoro complessivo che svolge, la Psicoterapia si occupa precisamente di dare un “nome” alle complesse sfumature emotive che ci attraversano, nel tentativo di far comprendere al cliente le fonti della realtà interiore da cui è determinato. Siamo organismi fatti di parole, la realtà non si forma pienamente finchè non la nominiamo col massimo della precisione possibile. Senza questa opera di attenzione-costruzione certosina è difficile creare le condizioni perchè i sintomi retrocedano e un cambiamento sostanziale si riveli possibile.
Le emozioni controllano il livello del pensiero, per questo non è auspicabile ragionare o prendere decisioni quando si è nel raggio di uno stato emotivo negativo. Tuttavia, ciò che riusciamo a trasformare in linguaggio può modificare il nostro vissuto in senso evolutivo, naturale, permettendo ai sentimenti di entrare e uscire dalla coscienza senza creare ristagno. Nessuno può pensare di accogliere nuovi stati d'animo se prima non ha lasciato andare quelli che innaturalmente tendono a persistere.