“L’aspetto essenziale della capacità di pensare è la capacità di tollerare la frustrazione. Laddove la capacità di pensare è compromessa, non vi è pensiero ma azione. Non riuscendo a pensare, si passa all’azione mettendo in atto una serie di comportamenti che sembrano alleviare apparentemente la tensione […] La coazione a ripetere senza ricavare dalla ripetizione nient’altro che sofferenza mista ad una sorta di godimento del ripetere. La mente che non riesce a vedere bene ciò contro cui lotta, che non riesce a capire cosa sta cercando veramente di evitare, comprendere ciò a cui realmente si oppone e diventare consapevole di quale sia il vero nemico, continua ossessivamente a rimettere in scena la propria protesta cercando esperienze penose in cui combattere contro un fantasma […] Comincerò pensando che quando ci sono molti individui, ci sono anche molti pensieri senza pensatore; e che questi pensieri senza pensatore sono, così, nell’aria da qualche parte. Spero che qualcuno si possa sentire preparato ad alloggiare questi pensieri o nella propria mente o nella propria personalità. Mi rendo conto che questa è una grossa richiesta, perché questi pensieri senza pensatori, pensieri vagabondi, sono anche potenzialmente pensieri selvaggi […] A noi tutti piace che i nostri pensieri siano addomesticati, ci piace che siano pensieri civilizzati, ben addomesticati, ci piace che siano pensieri razionali. Ciononostante, spero che possiate osare di dare a questi pensieri, per quanto irrazionali, un qualche tipo di alloggio temporaneo. E che poi li vestiate con parole adatte perché possano esprimersi pubblicamente e possa essere data loro la possibilità di mostrarsi anche se sembra che non siano molto bene attrezzati.”
Wilfred R. Bion – Seminario a Roma, 1977